Cosa sta succedendo ai Giardini di San Leo?

COMUNICATO DEL 29 giugno 2025

Il Comune svende il verde pubblico: no alla privatizzazione del Giardino di San Leonardo


In giorni in cui a Bologna si soffoca per le temperature tropicali e la città è resa pressoché invivibile dai molteplici cantieri, che moltiplicano rumori, smog, polvere, generando non poco disagio per lx abitantx, cerchiamo un po’ di sollievo in uno dei pochissimi spazi verdi del centro cittadino – il Giardino San Leonardo. La quiete che contavamo di trovare all’ombra degli alberi è però disturbata, anche qui, da rumori di cantiere, provenienti dalla vicina università privata statunitense, alle prese con l’abbattimento del muro che separa l’edificio dal giardino.

È così che veniamo a conoscenza del progetto che il Comune di Bologna ha sottoscritto in accordo con la Johns Hopkins University (JHU) per “riqualificare” il Giardino Don Tullio Contiero, meglio noto come Giardino di San Leonardo. Dietro questa parola d’ordine apparentemente innocua -riqualificazione – si nasconde nuovamente un’operazione di privatizzazione dello spazio pubblico, una delle più gravi nel centro storico degli ultimi anni.


Il progetto prevede che una porzione del giardino venga occupata dalla caffetteria privata della JHU, attraverso la demolizione di parte del muro di confine e la sistemazione dell’area con tavolini,
pavimentazione e gazebo. Lo spazio verde pubblico viene così trasformato in un’area commerciale funzionale a un soggetto privato straniero, che potrà utilizzarlo per estendere la propria offerta, controllando di fatto l’accesso e la fruizione dello spazio. Nella proposta di patto di collaborazione si afferma che l’apertura della caffetteria privata della JHU nel giardino servirà anche a garantire un “presidio costante” e una “sorveglianza” dello spazio. In pratica, la gestione di una parte del giardino come bar diventa uno strumento di controllo affidato a un soggetto privato.


La giustificazione? La “sicurezza” contro la “mala frequentazione” e le promesse di un parco dalle prestazioni ecologiche migliori. In altre parole, politiche securitarie escludenti e green-washing. Come già visto in altri casi, l’amministrazione Lepore usa il tema del decoro per giustificare l’esclusione sociale, criminalizzando chi abita o attraversa lo spazio pubblico fuori dai canoni dell’università, del turismo o del consumo.

Allo stesso modo, mentre promuove i famigerati “rifugi climatici”, il sindaco mostra molto impegno nel demolire le poche aree verdi ancora vivibili in una città di asfalto bollente e traffico; ne sono esempio, tra gli altri, i progetti nella zona di Via Bertalia, della “riqualificazione” della ex caserma Sani o della Trilogia Navile. Resteranno a Bologna alberi, spazi verdi e pubblici liberi da tavolini e luoghi di consumo, che possano essere vissuti ed attraversati da tuttx?


Il Giardino di San Leonardo non ha bisogno di essere “riappropriato” da parte della cittadinanza, come si legge nel patto: è già oggi vivo e abitato, frequentato da studenti, residenti, famiglie e associazioni, ed è uno degli ultimi giardini liberi nel centro storico, non un vuoto urbano da riempire di cemento e dehors. Se il progetto verrà realizzato, lo sarà però ancora per poco.


Nel progetto sono infatti previsti:

  • l’abbattimento di tre alberi tutelati, con un rimpiazzo che non compensa né la perdita ecologica né quella simbolica, visto che al posto del prato e degli alberi maturi sorgeranno piazzette pavimentate e cassoni di acciaio per contenere piante ornamentali;
  • l’espulsione di una famiglia attualmente residente in un alloggio popolare contiguo al giardino per creare un ristorante a tema “interculturale” (kosher);
  • la trasformazione della parte di giardino non occupata dal bar in una “piazza polifunzionale atta ad accogliere eventi e festival”.

Questo progetto non nasce da un confronto con chi quello spazio lo vive quotidianamente, ma da un patto tra poteri forti deciso a porte chiuse. È così che si governa Bologna oggi: chi vive e anima lo spazio viene escluso, mentre pochi decidono come trasformarlo in merce. Ma la gestione di uno spazio pubblico dovrebbe passare da processi partecipativi veri, non da trattative riservate. Si tratta dell’ennesimo episodio del clientelismo urbanistico dell’amministrazione Lepore, che svende pezzi di città a enti privati o “di eccellenza”, escludendo ogni forma di confronto pubblico, e presentando come “rigenerazione” interventi che espellono, selezionano e controllano. Lo abbiamo visto con l’operazione Manifattura Tabacchi, con la militarizzazione dei Prati di Caprara, con la marginalizzazione degli spazi sociali in centro: ora tocca a un giardino pubblico, che viene consegnato a un’università d’élite per farne un salotto sorvegliato per clienti e turisti.

Forse all’amministrazione comunale è sfuggito che a Bologna abbiamo bisogno di case, alberi e giardini, non di bar, ristoranti e “piazze polifunzionali”. Siamo determinatx a farlo presente e ricordarlo ogni volta che ce ne sarà bisogno, a partire dalla difesa del Giardino San Leonardo, che è e deve continuare ad essere un giardino pubblico ed uno spazio aperto a tutte le soggettività che desiderano attraversarlo. Non resteremo a guardare mentre privatizzano i nostri spazi. La città è di chi la vive!

Ci opponiamo a questa svendita e ripensiamo insieme un altro modo di curare e difendere i nostri spazi collettivi.Il Giardino di San Leonardo è un bene comune.

Chiediamo: il ritiro immediato del progetto attuale, l’apertura di un tavolo pubblico con le realtà del quartiere, la tutela della funzione pubblica, ecologica e sociale del giardino, senza concessioni commerciali, né sgomberi mascherati da “cucina interculturale”.

Comitato contro la privatizzazione del Giardino di San Leonardo Bologna, 29 giugno 2025

Questo comunicato si è basato sulla relazione tecnica qui sotto, unico materiale che siamo riuscitx a trovare riguardo al progetto. È stata caricata (e poi eliminata, ma ne parleremo in un secondo momento) qui https://partecipa.comune.bologna.it/partecipa/patti-di-collaborazione/comparto-san-leonardo-johns-hopkins-university-betarchitetti